La parabola del buon samaritano nella mia vita
4 min readUn cammino di misericordia e fede
diacono Tonino Maiorana
La parabola del buon samaritano, riportata nel Vangelo di Luca 10,25-37, è una delle testimonianze più commoventi di amore, compassione e misericordia che Gesù ha condiviso con i suoi discepoli. Questo racconto non solo definisce chi è il nostro prossimo ma ci insegna come dobbiamo dedicarci a chi soffre, anche quando ciò richiede sacrifici significativi.
Nel mio viaggio personale accanto a mio fratello, che giace in coma, sto vivendo in prima persona l’essenza di questa parabola, traducendo le sue lezioni in azioni quotidiane di cura, compassione e speranza.
La parabola inizia con un dottore della legge che chiede a Gesù: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?” (Luca 10,25). Gesù risponde con una domanda: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?” (Luca 10,26). Il dottore risponde correttamente citando il comandamento di amare Dio e il prossimo (Luca 10,27). Tuttavia, per giustificarsi, chiede ulteriormente: “E chi è il mio prossimo?” (Luca 10,29).
In risposta, Gesù racconta la parabola: un uomo viene attaccato da briganti e lasciato mezzo morto. Diversi personaggi passano accanto a lui: un sacerdote e un levita, che lo ignorano, e infine un samaritano, che si ferma, cura le sue ferite e lo porta in una locanda, assicurandosi che riceva le cure necessarie. Al termine della storia, Gesù chiede: “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?” (Luca 10,36). La risposta è chiara: “Chi ha avuto misericordia di lui” (Luca 10,37). Gesù conclude con un imperativo spirituale e morale: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” (Luca 10,37).
Nel momento in cui mio fratello ha avuto l’arresto cardiaco ed è entrato in coma, la decisione di farmi prossimo a mio fratello ha richiesto non solo forza fisica, ma soprattutto una profonda fede e convinzione spirituale.
Ogni giorno, mi trovo a camminare lungo un sentiero di amore e sacrificio. La medicina può offrire assistenza, ma è l’amore fraterno, la recita del santo rosario e la preghiera quotidiana che infondono speranza e pace in questa situazione difficile. Come il buon samaritano, tendo a mio fratello Franco le cure necessarie, medicando le sue ferite fisiche e spirituali.
La parabola del buon samaritano non è solo una chiamata all’azione umanitaria, ma un invito a vivere il nostro cammino di fede in modo pratico e tangibile. La mia assistenza a mio fratello è un atto di fede quotidiano. Ogni gesto di cura è accompagnato dalla preghiera e da una costante invocazione della grazia divina. In Efesini 6,18, Paolo ci esorta a pregare “in ogni tempo per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica.” Questa esortazione è divenuta la mia guida spirituale nei momenti di difficoltà.
La Bibbia ci offre numerosi altri riferimenti che possono arricchire la nostra comprensione dell’amore e della misericordia verso il prossimo. In 1 Giovanni 4,7-8, troviamo: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio; chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama, non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.” Questa scrittura mi ricorda costantemente che ogni atto di amore verso mio fratello è una manifestazione dell’amore di Dio attraverso di me.
Un altro potentissimo riferimento è la promessa di Gesù in Matteo 25,40: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” Questo versetto mi fa capire che quello che faccio per mio fratello lo faccio a Cristo stesso, che sono chiamato a servire con tutto il cuore.
La situazione di mio fratello è una prova di fede, un deserto spirituale in cui soltanto la grazia di Dio può portare consolazione e speranza. Romani 5,3-5 ci insegna: “Ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce perseveranza, la perseveranza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.”
Questa scrittura mi incoraggia a vedere ogni giorno non come una sofferenza, ma come un’opportunità per rafforzare la mia fede e il mio amore, vivendo nel vero spirito del buon samaritano.
In questo viaggio di cura e fede, la parabola del buon samaritano è diventata per me più di una semplice storia biblica. È una chiamata al servizio attraverso l’amore pratico e misericordioso. La presenza di mio fratello in coma è un richiamo quotidiano a vivere questo comandamento di amore, a testimoniare la mia fede attraverso le azioni, a pregare senza sosta e a sperare nell’infinita misericordia di Dio.
Mentre continuo a prendermi cura di mio fratello, prego affinché ogni gesto di amore possa essere un riflesso dell’amore divino, seguendo l’invito di Gesù: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso.”
In questa chiamata trovo forza, speranza e una connessione profonda con il messaggio eterno del Vangelo.