Essere se stessi, accertarsi di riuscire a farsi ascoltare, interrogare se stessi ed essere autocritici.
L’omelia deve avere un inizio, un messaggio centrale e una fine.
Va preparata accuratamente, deve essere ancorata alla Sacra Scrittura e in particolare al Vangelo.
Deve essere sempre positiva, offrire speranza e non lasciare prigionieri.
Un bravo omeleta guida a gustare la Parola ascoltata. Bisogna fare attenzione a cosa dire, al perché dirla e a come dirla all’assemblea.
Un’omelia efficace deve suscitare interesse, deve toccare il cuore.
Il card. Martini diceva: “L’omelia non è un discorso qualsiasi, ma è parlare della Parola di Dio”, per cui la responsabilità è prestare la mia voce alla voce di Dio, sottolineando come davanti all’omelia ci sia una responsabilità coscienziale.
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Caro signor Maiorana, ho notato che i presbiteri italiani quasi mai collocano storicamente le letture. “Dal primo libro dei Re”: perché si chiama così e quando e da chi fu scritto? Poche parole introduttive che aiutino a situare fatti e personaggi da un punto di vista storico. Grazie per l’attenzione
La ringrazio per il suo commento e le auguro una buona giornata