
prof. Tonino Maiorana
Immagina di camminare lungo un viale desolato, circondato da filo spinato. Il freddo ti penetra nelle ossa, ma non è solo quello a farti rabbrividire.
È il silenzio, pesante, carico di una storia che non vuole essere dimenticata.
È il 27 gennaio, la Giornata della Memoria, e oggi più che mai, ti trovi immerso in un viaggio attraverso il tempo, per ricordare, per sentire, per capire.
Il peso della storia
Chiudi gli occhi e prova a immaginare: è il 1945, e l’aria è gelida. Le truppe dell’Armata Rossa avanzano verso Auschwitz-Birkenau, il più grande campo di sterminio nazista. Quando i cancelli si aprono, ciò che si presenta ai loro occhi è un incubo fatto realtà. Migliaia di persone, scheletri viventi, occhi vuoti, corpi segnati dalla fame, dalla fatica, dalla disperazione.
Le camere a gas, i forni crematori, le montagne di oggetti personali rubati alle vittime: tutto parla di una crudeltà inimmaginabile.
Ora apri gli occhi. Sei nel presente, ma il ricordo di quegli orrori è ancora vivo. La Giornata della Memoria non è solo una data sul calendario; è un invito a sentire, a provare empatia per chi ha sofferto, a immergerti in una storia che non può e non deve essere dimenticata.
Le voci dei sopravvissuti
Ascolta attentamente. Riesci a sentire le voci?
Sono quelle dei sopravvissuti, che con fatica e coraggio hanno raccontato l’indicibile. Primo Levi, nel suo libro Se questo è un uomo, scrive: “Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore”. Le sue parole non sono solo un monito, ma un grido che attraversa il tempo, arrivando fino a te.
Immagina di essere seduto di fronte a Liliana Segre, che con voce tremante racconta di quando, a soli 13 anni, fu strappata alla sua famiglia e deportata ad Auschwitz.
Riesci a sentire il dolore nella sua voce?
Riesci a vedere le lacrime che le rigano il volto mentre ricorda i volti dei suoi cari, persi per sempre?
Queste testimonianze non sono solo storie: sono ferite aperte, che ci chiedono di ascoltare, di ricordare, di agire.
Un viaggio nei luoghi della memoria
Ora, immagina di camminare tra le baracche di Auschwitz. I muri scrostati, le assi di legno che scricchiolano sotto i tuoi piedi. Ogni passo ti porta più in profondità nella storia. Vedi le fotografie appese ai muri, i volti di chi non c’è più.
Riesci a sentire il peso della loro assenza?
Ogni immagine, ogni oggetto, ogni nome è un frammento di una vita spezzata.
E poi, arrivi alle camere a gas. Il silenzio è assordante. Riesci quasi a sentire l’eco delle urla, il terrore di chi sapeva di essere condannato a una morte atroce. È un luogo che ti fa sentire piccolo, impotente, ma anche determinato a non permettere che tutto questo accada di nuovo.
Il dovere di ricordare
Ora che sei tornato al presente, cosa provi?
Rabbia?
Tristezza?
Forse un senso di impotenza?
Ma c’è anche qualcos’altro: la consapevolezza che ricordare è un dovere. La Giornata della Memoria non è solo un momento di lutto, ma un invito all’azione. Ogni volta che ascolti una testimonianza, che visiti un luogo della memoria, che condividi una storia, stai contribuendo a costruire un futuro migliore.
Immagina di essere in una classe, di fronte a un gruppo di ragazzi. Racconti loro di Anna Frank, della sua vita nascosta, dei suoi sogni infranti. Vedi i loro occhi illuminarsi di comprensione, di empatia. È così che si combatte l’indifferenza: attraverso l’educazione, attraverso la condivisione, attraverso l’amore per la verità.
Un futuro di speranza
La Giornata della Memoria è anche un momento di speranza. Ricordare non significa solo guardare al passato, ma anche costruire un futuro in cui l’odio e la discriminazione non abbiano posto. Immagina un mondo in cui ogni persona, indipendentemente dalla sua razza, religione o provenienza, sia trattata con dignità e rispetto. È un sogno, certo, ma è un sogno per cui vale la pena lottare.
Ora che hai viaggiato attraverso il tempo, attraverso le storie, attraverso le emozioni, cosa porti con te?
La Giornata della Memoria non è solo una ricorrenza; è un’esperienza che ti cambia, che ti fa sentire parte di qualcosa di più grande. È un invito a non dimenticare, a non restare indifferenti, a fare la differenza.
Come ha detto Elie Wiesel, sopravvissuto all’Olocausto e premio Nobel per la pace: “Chi ascolta un testimone, diventa a sua volta un testimone“. Oggi, tu sei diventato un testimone. E il tuo compito è portare avanti questa memoria, con coraggio, con amore, con la certezza che ogni gesto, per quanto piccolo, può contribuire a cambiare il mondo.
Autore
Scopri di più da A.M.
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.