Gesù al centro della vita

diacono Antonino Francesco Maria Maiorana

VENERDÌ SANTO – PASSIONE DEL SIGNORE

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La riforma liturgica ha restituito al Venerdì santo la sua giusta connotazione teologica. La Chiesa, infatti, non celebra la vittoria della morte, ma la morte vittoriosa di Cristo Signore e la salvezza che viene dall’albero della croce, nel quale è racchiusa la storia di Dio, che «ha voluto assumere la nostra storia e camminare con noi» (Papa Francesco, Meditazione mattutina, 14 settembre 2013).

VENERDÌ SANTO – PASSIONE DEL SIGNORE

(Is 52,13-53,12 Egli è stato trafitto per le nostre colpe – Dal Sal 30 Nelle tue mani consegno il mio spirito – Eb 4,14-16; 5,7-9 L’obbedienza del Figlio – Gv 18,1-19,42 Passione del Signore)

Adoriamo la tua Croce, Signore,
lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione.
Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo.

(Antifona per l’adorazione della Santa Croce)

 

Commento

La liturgia del Venerdì Santo ci invita ogni anno a contemplare la passione di nostro Signore Gesù Cristo. Alla luce di quanto è avvenuto nell’ultimo giorno della vita terrena di Gesù, così come ha fatto la prima comunità cristiana, rileggiamo la profezia di Is 52,13-53,12, da molti chiamata “quarto canto del servo del Signore”. La profezia promette l’esaltazione di un uomo gradito a Dio ma condannato a morte dagli uomini. Sembra che tutto avvenga nel segno di un grande fraintendimento, un fraintendimento accettato dal servo che accoglie la sua pena senza ribellarsi, senza aprire bocca. Apparentemente non c’è nessun intervento di Dio per salvarlo, il giusto muore e viene sepolto. Il popolo poi apre gli occhi e rilegge la storia del servo, si rende conto che non aveva capito niente ma ora tutto è chiaro. Quel servo era Dio stesso che conduceva il popolo in un nuovo esodo (Is 52,11-12), il Signore ha snudato il suo braccio e ha fatto conoscere a tutti i popoli la sua salvezza, la salvezza del nostro Dio (Is 52,10), Gesù Cristo.

Gesù ha accettato di entrare nel più grande fraintendimento della storia e di essere giudicato ingiustamente, e tutto ciò come atto di obbedienza e amore. La Domenica delle Palme i pellegrini venuti con lui a festeggiare la Pasqua a Gerusalemme gridavano Osanna, “Salva, ti prego”. Non sapevano quello che dicevano ma Gesù sapeva che doveva salvare il popolo dai suoi peccati morendo sulla croce, perché questo era scritto nel suo nome (Mt 1,21), perché questo era il disegno del Padre. Come ci spiega la seconda lettura, e come ci narra nel dettaglio il vangelo, la sofferenza di Gesù è un grande atto di obbedienza al Padre e di amore per noi. Stendendo le braccia sulla croce, Gesù compie ogni profezia in obbedienza al Padre e morendo appeso ad essa ci dona la vita.

Alla scuola di Gesù e della Madre Addolorata, impariamo a obbedire nell’amore affrontando dolore e morte, per entrare con loro nella gioia e nella vita eterna.

Spunti di riflessione da: Sussidio Quaresima 2019 – Ufficio Liturgico Nazionale – CEI

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