
In un tempo segnato da frenesia e isolamento, c’è un cammino che unisce, risana e illumina. Oggi, questo cammino ha preso la forma concreta di un pellegrinaggio giubilare, che ha visto circa 300 fedeli delle parrocchie di Santa Maria delle Grazie in Terme Vigliatore e di Santa Maria Immacolata con Santi Bartolomeo e Giovanni Battista in Rodì Milici incamminarsi – fisicamente e spiritualmente – verso il Santuario di Maria Santissima della Divina Provvidenza a Montalbano Elicona.
Il pellegrinaggio, fortemente voluto dai parroci don Salvatore Catalfamo e don Giuseppe Zanghì, è stato molto più di un evento: è stato un’esperienza viva di Chiesa sinodale, dove ciascuno ha potuto riscoprire la bellezza di appartenere a una comunità che “cammina insieme” nella fede, nella gioia e nella speranza.
Un cammino condiviso, verso il cuore di Dio
Già nelle prime ore del mattino, si respirava un’aria diversa. I pullman pieni di voci, sorrisi, saluti; le auto che si susseguivano lungo le strade che portano al Santuario: tutto parlava di attesa e desiderio. Non si trattava di un viaggio come tanti, ma di un itinerario spirituale, nel quale ogni passo portava più vicino non solo a una meta geografica, ma al cuore stesso del Vangelo.
All’arrivo, accolti dallo sguardo materno della Madonna della Divina Provvidenza, i pellegrini si sono disposti come una grande famiglia allargata, con cuori aperti e spiriti pronti ad accogliere la grazia del giorno.
Catechesi: la famiglia, luogo della speranza
Alle ore 11:00, nella suggestiva cornice del Santuario, io e mia moglie Mimì abbiamo avuto la gioia e la responsabilità di guidare la catechesi sul tema: “Pellegrini di speranza: la famiglia e il Giubileo”.
Abbiamo condiviso con i presenti una riflessione profonda sul significato del pellegrinaggio come simbolo del cammino della vita, sul ruolo insostituibile della famiglia come luogo dove la speranza nasce e si trasmette, e sul Giubileo come tempo favorevole per rinnovare la fiducia nel Signore che mai delude.
Abbiamo ricordato che la famiglia, oggi più che mai, è chiamata ad essere “Chiesa domestica”, spazio in cui il Vangelo si fa carne nella quotidianità: nei gesti semplici, nelle fatiche condivise, nei perdoni cercati, nelle gioie custodite. È lì che Dio abita, è lì che la speranza prende forma concreta.
Testimonianze: la vita che parla di Gesù
La catechesi si è conclusa con un momento di intensa condivisione. Alcune mamme delle due comunità hanno offerto la loro testimonianza: racconti intimi e autentici di come Gesù ha operato nella loro vita familiare, anche nelle difficoltà.
Ogni parola pronunciata ha toccato i cuori, risvegliando emozioni profonde. Le loro voci tremanti e vere hanno raccontato un Dio vicino, che consola, guarisce e guida. È stata una vera liturgia della vita, una Parola incarnata che ha parlato più di mille discorsi.
Pranzo e fraternità: la gioia dello stare insieme
Alle 13:00, è seguito il pranzo comunitario, consumato con semplicità ma con grande calore umano. Tavole imbandite all’insegna della condivisione, risate, dialoghi, abbracci e musica. Anche il cibo è diventato segno sacramentale di unità, di comunione, di fraternità vissuta.
Nel primo pomeriggio, la festa è esplosa nella sua forma più bella: musica, balli e giochi nel cortile del Santuario. Il maestro fisarmonicista Pietro Scilipoti ha saputo animare con arte e passione un tempo di leggerezza che ha coinvolto tutti: giovani e adulti, nonni e bambini. È stato un tempo di umanità bella, di relazioni vere, dove la gioia del Vangelo si è fatta danza e sorriso.
Il Rosario e l’Eucaristia: il cuore del pellegrinaggio
Alle ore 17:00, i pellegrini si sono radunati in chiesa per recitare insieme il Rosario. Le Ave Maria si sono intrecciate come fili d’oro, tessendo una rete di intercessione e affidamento alla Madre di Dio. In quel silenzio orante, Maria sembrava stringere uno per uno i suoi figli, custodendo nei suoi occhi le speranze, i dolori, le gioie di ciascuno.
Subito dopo, la Santa Messa ha concluso il pellegrinaggio, sigillando spiritualmente quanto vissuto durante la giornata. Attorno all’altare, tutti si sono sentiti parte di un’unica famiglia di famiglie. Cristo, nel dono del suo Corpo e del suo Sangue, è diventato il centro vivo e operante di questa comunione.
Una Chiesa che cammina, profezia di speranza
Questo pellegrinaggio non è stato un semplice evento, ma una profezia. Ha mostrato che è possibile costruire ponti tra comunità, abbattere i muri dell’individualismo, e riscoprire la gioia del “noi”. È stato un anticipo di quella Chiesa sinodale che sogniamo: una Chiesa che ascolta, che si mette in cammino, che si lascia guidare dallo Spirito.
Lode e gloria al Signore, che ci ha convocati, che ci ha fatti camminare insieme, che ci ha riempiti di luce e di pace. Ritorniamo alle nostre case diversi da come siamo partiti: più fratelli, più uniti, più Chiesa.
E allora, come ci ricorda Papa Francesco: “Camminare insieme è la via costitutiva della Chiesa”. Continuiamo, con fiducia, con entusiasmo, con cuore ardente, a camminare come pellegrini di speranza.
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