
In una Piazza San Pietro avvolta da un silenzio carico di emozione, il Cardinale Giovanni Battista Re ha pronunciato una commovente omelia durante i solenni funerali di Papa Francesco, ripercorrendo la vita e il ministero di un Pontefice che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Chiesa e del mondo. Con parole che univano profondità teologica e affetto personale, il Cardinale ha delineato il ritratto di un uomo che ha fatto della misericordia, dell’accoglienza e della ricerca instancabile della pace i cardini del suo Pontificato.
Un pontificato ispirato a San Francesco
Il Cardinale Re ha ricordato come la scelta del nome “Francesco” non fosse casuale, ma un programma di vita e di governo. Papa Francesco, ispirandosi al Santo di Assisi, ha improntato il suo ministero alla semplicità, alla vicinanza ai poveri e alla difesa degli emarginati. “Ha conservato il suo temperamento e la sua guida pastorale”, ha sottolineato il Cardinale, evidenziando come il Pontefice abbia sempre cercato di “essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà”.
Fin dall’inizio del suo ministero petrino, Papa Francesco ha scelto di ispirarsi a San Francesco d’Assisi, modello di povertà evangelica e amore per il creato. Come ricordato dal Cardinale Re, questa scelta non fu solo simbolica, ma rappresentò “un programma e uno stile” che avrebbe plasmato ogni aspetto del suo governo della Chiesa. Francesco ha portato con sé lo spirito delle periferie, mantenendo un linguaggio semplice e diretto, capace di raggiungere il cuore di milioni di persone, anche di quelle più lontane dalla fede.
La sua attenzione agli ultimi è stata una costante: dai senza tetto di Roma ai migranti di Lampedusa, dai detenuti alle vittime delle guerre dimenticate. “Ha vissuto con radicalità il Vangelo della carità”, ha sottolineato il Cardinale, “mostrando che la Chiesa non è un’istituzione lontana, ma una casa accogliente, un ‘ospedale da campo’ pronto a curare le ferite dell’umanità”.

La gioia del Vangelo e la misericordia
Tra i pilastri del Pontificato di Francesco, il Cardinale Re ha menzionato la gioia del Vangelo e la centralità della misericordia. L’Evangelii Gaudium, la prima esortazione apostolica di Francesco, in cui il Papa invitava la Chiesa a uscire dalle proprie sicurezze per annunciare con gioia il messaggio cristiano. Ma ancor più significativo è stato il Giubileo Straordinario della Misericordia (2015-2016), un evento che ha riportato al centro della fede l’amore incondizionato di Dio. “Per Francesco, la misericordia non era una semplice devozione, ma il cuore stesso del Vangelo“, ha detto il Cardinale. “Ripeteva che Dio non si stanca di perdonare, e che nessun peccato è troppo grande per il suo amore”.
Impegno per i poveri e i rifugiati
Il Cardinale ha ripercorso i viaggi apostolici del Papa, dal primo pellegrinaggio a Lampedusa – simbolo della tragedia dei migranti – alla storica visita in Iraq, dove Francesco portò conforto a un popolo ferito dall’Isis. “Ha condiviso le ansie e le speranze del nostro tempo”, ha detto Re, ricordando come il Pontefice abbia sempre difeso i diritti dei più vulnerabili e promosso una cultura dell’incontro contro quella dello scarto.
Papa Francesco ha fatto della difesa dei poveri e dei migranti una priorità assoluta. Ha osservato il Cardinale. “Francesco ci ha insegnato che l’accoglienza non è un optional, ma un dovere cristiano”.

La fraternità e la pace
L’enciclica Fratelli tutti e il documento sulla Fratellanza Umana firmato negli Emirati Arabi Uniti sono stati citati come esempi del suo impegno per la pace e il dialogo interreligioso. “Costruire ponti e non muri” era un’esortazione ricorrente nel suo insegnamento, accompagnata da un appello costante alla ragione e alla negoziazione per risolvere i conflitti. “La guerra è sempre una sconfitta”, ripeteva Francesco, e il Cardinale Re ha ricordato come la sua voce si sia levata instancabile contro le atrocità dei conflitti moderni.
Un ultimo saluto
Concludendo l’omelia, il Cardinale ha affidato l’anima di Papa Francesco a Dio, chiedendo al Pontefice di intercedere dal cielo per la Chiesa e per il mondo intero. “Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi“, ha detto, rievocando l’ultima benedizione del Papa dalla finestra del Palazzo Apostolico, un gesto di amore che ha idealmente abbracciato l’umanità intera.
In questa celebrazione, la figura di Papa Francesco è emersa come quella di un pastore instancabile, che ha vissuto fino all’ultimo giorno il suo servizio con “forza e serenità”, lasciando un’eredità di speranza e un invito a vivere il Vangelo con gioia e coraggio.
In un’epoca di divisioni e conflitti, Francesco ha lasciato un messaggio chiaro: la pace si costruisce con il dialogo, la giustizia e l’amore concreto per i più deboli. La sua vita è stata un Vangelo vissuto, e la sua eredità continuerà a ispirare chi crede in un mondo più fraterno.
Ora, mentre la Chiesa lo affida alla misericordia di Dio, resta viva la sua esortazione:
“Mai la guerra, mai l’odio. Solo la pace, solo l’amore”.
diacono Tonino Maiorana
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