
Giovedì Santo – In Cena Domini C (bianco)
«Li amò sino alla fine»
LEZ. FEST. Anno C (pag.135)
Es 12, 1-8.11-14: Prescrizioni per la cena pasquale.
Sal 115: Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
1 Cor 11, 23-26: Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al
calice, voi annunziate la morte del Signore.
Gv 13, 1-15: Li amò sino alla fine.
Cari fratelli e sorelle,
nella solennità del Giovedì Santo, siamo invitati a entrare nel mistero più profondo dell’amore di Dio. Le letture che abbiamo ascoltato ci guidano in un unico, grandioso affresco spirituale: Dio si fa servo, si dona, diventa cibo per la nostra salvezza.
L’antica Pasqua: liberazione e alleanza (Es 12,1-8.11-14)
Il libro dell’Esodo ci presenta la prima Pasqua: gli Israeliti, ancora schiavi in Egitto, ricevono da Dio un comando preciso. Dovevano immolare un agnello, mangiarne la carne con pane azzimo e erbe amare, e segnare con il suo sangue gli stipiti delle porte. Quel sangue sarebbe stato il segno della loro salvezza.
Cosa ci dice oggi?
Dio interviene nella storia per liberarci. Ma la vera schiavitù non è solo quella esteriore: è il peccato, l’egoismo, la paura. La Pasqua è l’inizio di un cammino verso la libertà. Nelle nostre famiglie, nel lavoro, nelle relazioni: dove abbiamo bisogno di liberazione? Forse da rancori, da abitudini che ci allontanano da Dio e dagli altri.
Il Salmo 115: Gratitudine per il dono della salvezza
«Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto?» (Sal 115,12). Il salmista risponde: «Alzerò il calice della salvezza». Questo calice è anticipazione di quello che Gesù ci offrirà nell’Eucaristia.
Nella nostra vita: Quante volte ci lamentiamo invece di ringraziare? Dio ci ha salvato, ci ha donato la fede, la comunità, la sua Parola. Siamo capaci di alzare il calice della gratitudine, soprattutto quando la vita ci chiede sacrificio?
San Paolo: l’Eucaristia, memoriale del dono (1 Cor 11,23-26)
Paolo ci trasmette la tradizione più antica dell’Ultima Cena: «Questo è il mio corpo, che è per voi… Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue». Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, annunciamo la morte del Signore, cioè proclamiamo che l’amore di Dio vince il male, il peccato, la morte.
Per noi oggi: L’Eucaristia non è un rito lontano, ma il cuore della nostra vita cristiana. Ci nutre per amare come Cristo. Nella famiglia, quando ci sembra di dare tutto senza ricevere; nel lavoro, quando ci sentiamo stanchi o poco apprezzati; con gli amici, quando ci chiedono tempo e ascolto: l’Eucaristia ci dà la forza di donarci.
Il Vangelo: Gesù si china e ci lava i piedi (Gv 13,1-15)
Gesù, nella notte in cui viene tradito, compie un gesto sconvolgente: si mette in ginocchio e lava i piedi ai discepoli. Pietro si scandalizza, ma Gesù gli dice: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Poi aggiunge: «Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi».
Cosa significa per noi?
- Servizio: Cristo ci insegna che l’autorità più grande è quella del servizio. Nella Chiesa, il diacono, il prete, il vescovo sono chiamati a servire, non a dominare. Ma anche ogni battezzato: nella famiglia, serviamo con amore? Nel lavoro, cerchiamo il bene comune o solo il nostro interesse?
- Umiltà: Lavare i piedi è un gesto umile. Sappiamo chiedere scusa? Sappiamo riconoscere i nostri errori?
- Amore fino alla fine: Giovanni ci ricorda che Gesù «avendo amato i suoi, li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Anche noi siamo chiamati ad amare così: senza misura, senza calcoli, fino alla fine.
Vivere l’Eucaristia come dono e servizio
Stasera, Gesù ci dona due grandi sacramenti:
- L’Eucaristia, perché possiamo nutrirci di Lui.
- Il sacerdozio e il diaconato, perché ci siano servi che ci guidino all’incontro con Lui.
Ma a tutti chiede una cosa: diventare Eucaristia. Farci, come Lui, pane spezzato per gli altri.
Esperienza concreta: Pensiamo a una persona che ci ha servito con amore (un genitore, un amico, un collega). Quella persona ci ha mostrato il volto di Cristo. E noi, a chi possiamo lavare i piedi oggi?
Fratelli, questa notte santa ci ricorda che Dio non ci ha amati a parole, ma con i fatti. E ci chiede di fare altrettanto.
Amen.
diacono Tonino Maiorana
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