
Carissimi ragazzi e ragazze,
arrivati alla fine di quest’anno scolastico, desidero lasciarvi un pensiero che vada oltre le materie, oltre i voti, oltre gli orari delle lezioni. È un pensiero che nasce dalla mia duplice vocazione: quella di educatore e quella di diacono. Due strade che si intrecciano ogni giorno nel desiderio di accompagnarvi nel vostro cammino di crescita, non solo come studenti, ma soprattutto come persone, come uomini e donne capaci di costruire un mondo più giusto e umano.
Quest’anno è stato per tutti noi un viaggio. Fatto di lezioni, di verifiche, di sfide personali e collettive. Ma è stato anche, per chi ha saputo osservare con attenzione, un anno in cui la realtà ci ha parlato con forza. Troppe volte, purtroppo, abbiamo visto e ascoltato notizie che ci hanno lasciati sgomenti: violenze sulle donne, femminicidi, episodi di bullismo, emarginazione, disprezzo verso chi è diverso. E queste non sono solo storie “lontane”. Sono ferite del nostro tempo che ci interrogano da vicino, che riguardano i nostri silenzi.
Per questo oggi vi scrivo, e lo faccio con il cuore pieno di passione educativa e con la responsabilità di chi crede in voi.
Vorrei parlarvi di rispetto. E, in modo particolare, del rispetto verso le donne.
Viviamo in una società dove troppo spesso la donna viene vista, giudicata o trattata come un oggetto. Ridotta a corpo, a immagine, a proprietà. Il linguaggio che usiamo, le battute che facciamo, gli sguardi che non sappiamo contenere, le mani che si allungano senza consenso… tutto questo non è innocente. È parte di una cultura malata che dobbiamo avere il coraggio di cambiare, partendo da noi stessi.
Il rispetto verso le donne inizia dalle piccole cose: dal modo in cui vi rivolgete alle vostre compagne di classe, dalla capacità di ascoltare senza interrompere, di non giudicare un vestito, un corpo, un’opinione. Il rispetto è quando accettate che una ragazza dica “no” e lo fate diventare per voi una parola sacra, da onorare sempre. Il rispetto è anche non restare in silenzio quando sentite una battuta sessista, una presa in giro, una mancanza di dignità.
Vi chiedo di imparare a guardare le vostre compagne con occhi nuovi: non come rivali, non come bersagli di attenzione o di scherno, ma come sorelle nel cammino della vita. Ognuna di loro ha un nome, una storia, dei sogni, delle paure. Ognuna merita di sentirsi al sicuro, a scuola come fuori. Ognuna ha diritto al rispetto, alla libertà, alla parola.
E permettetemi di dirvi anche questo: il vero uomo non è colui che comanda, che impone, che conquista. Il vero uomo è colui che protegge, che accoglie, che sa stare accanto con delicatezza e forza. E la vera donna non è colei che si adegua ai modelli imposti, ma colei che si rispetta e chiede rispetto, che sa dire chi è con dignità e libertà.
Ma il rispetto non si ferma al rapporto tra uomini e donne. È uno stile di vita. È uno sguardo nuovo che cambia il modo in cui trattiamo tutti: i più deboli, i più timidi, i più silenziosi. I compagni con difficoltà, quelli che sbagliano, quelli che ci stanno antipatici. Nessuno dovrebbe sentirsi escluso, deriso, isolato. Ogni volta che scegliamo l’empatia invece dell’indifferenza, la comprensione invece del giudizio, stiamo costruendo un mondo più umano.
Carissimi studenti e studentesse, so bene che spesso vi sentite sfidati da modelli di forza falsa, di superiorità, di potere. Ma non c’è nulla di più rivoluzionario, oggi, che scegliere la gentilezza. Non c’è nulla di più virile che proteggere. Non c’è nulla di più grande che diventare persone capaci di amore vero, quello che non possiede, ma custodisce.
Il 6 giugno chiude l’anno scolastico, ma la vostra storia continua. Vi auguro che l’estate sia tempo di riposo, certo, ma anche di riflessione.
Chiedetevi: “Che persona voglio diventare? Come voglio essere ricordato o ricordata dai miei compagni?” E soprattutto: “Sto contribuendo a costruire un ambiente scolastico e sociale in cui tutti si sentano al sicuro, accolti, liberi?”
Vi lascio con un’immagine che mi è cara: ognuno di voi è come una goccia d’acqua. Da sola può sembrare piccola, ma insieme ad altre può diventare fiume, può scavare la roccia, può dissetare la terra, può dare vita. Non abbiate paura di essere gocce controcorrente. Il bene, quando è vero, cambia il mondo.
Con affetto sincero e profonda stima,
vi abbraccio uno per uno, ricordandovi nelle mie preghiere.
prof. Tonino Maiorana
Diacono e docente di religione cattolica
ITT “Ettore Majorana” – Milazzo
Autore
Scopri di più da A.M.
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.