
III Domenica di Pasqua C (bianco)
«Viene Gesù, prende il pane e lo da loro, così pure il pesce»
LEZ. FEST. Anno C (pag.198)
At 5, 27b-32.40b-41: Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo.
Sal 29: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ap 5,11-14: L’Agnello che è stato immolato, è degno di ricevere po-
tenza e ricchezza.
Gv 21,1-19 (opp. Gv 21, 1-14): Viene Gesù, prende il pane e lo da
loro, così pure il pesce.
“Testimoni dell’Agnello risorto: tra fragilità e missione”
Cari fratelli e sorelle, in questa III Domenica di Pasqua la liturgia ci consegna una Parola che è un intreccio di testimonianza, gratitudine e missione. I brani odierni ci mostrano come la presenza del Risorto trasformi la paura in coraggio, il fallimento in ricominciamento, il silenzio in lode.
La testimonianza che sfida il mondo (At 5,27b-32.40b-41)
Gli apostoli, davanti al Sinedrio, non cedono alle minacce: “Occorre obbedire a Dio invece che agli uomini”. La loro forza? Lo Spirito Santo e la certezza che Cristo è vivo. Oggi, anche noi siamo chiamati a testimoniare la fede in contesti spesso ostili:
- Nel lavoro, dove l’onestà può essere scomoda;
- In famiglia, quando chiediamo perdono o difendiamo la dignità dei più deboli;
- Con gli amici, quando condividiamo la speranza invece del pettegolezzo.
Esperienza: Pensiamo a quel collega che ci chiede: “Perché sorridi nonostante tutto?”. È l’occasione per dire: “Perché credo in Qualcuno più forte del male”.
La lode che nasce dalla prova (Sal 29)
“Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato”. Il Salmo ci ricorda che la lode autentica sgorga dopo aver toccato il fondo. La Pasqua non cancella le croci, ma le illumina.
- Nelle nostre case, quando un lutto, una malattia o un conflitto ci piegano, possiamo urlare a Dio come il salmista, sapendo che il mattino viene dopo il pianto (v. 6).
- Attualizzazione: Quella preghiera fatta nella notte, quando tutto sembrava perso, e poi… il sole dell’inaspettato.
L’Agnello immolato è Re (Ap 5,11-14)
La visione di Giovanni è travolgente: l’Agnello (simbolo di fragilità!) è proclamato Signore della storia. È il paradosso cristiano: la vittoria nasce dal dono di sé.
- Nella società che esalta il potere, Cristo ci insegna che l’amore è l’unica forza che rimane (cfr. 1 Cor 13).
- Per noi: Quante volte ci sentiamo “agnelli” in un mondo di lupi? Eppure, proprio lì Dio ci usa per cambiare le regole del gioco.
Il perdono che rigenera (Gv 21,1-19)
Il lago di Tiberiade è il teatro di un fallimento (i discepoli pescano tutta la notte e non prendono nulla) e di un nuovo inizio. Gesù:
- Offre il pane e il pesce (vv. 9-13): è l’Eucaristia che ci nutre nelle nostre notti vuote.
- Chiede a Pietro: “Mi ami?” (vv. 15-17): tre domande per sanare i tre rinnegamenti.
Attualizzazione:
- Nelle famiglie: Quel genitore che, dopo un litigio col figlio, gli prepara la cena come segno di amore senza condizioni.
- Nella Chiesa: Il sacramento della Riconciliazione, dove Cristo ci ridona la missione nonostante i nostri tradimenti.
Fratelli, questi brani ci chiedono:
- Coraggio di essere testimoni, come gli apostoli;
- Gratitudine per le risurrezioni vissute;
- Fiducia nell’Agnello che vince il male;
- Accoglienza del perdono che ci rimette in cammino.
Invito finale: Uscendo da qui, portiamo nel mondo il profumo di questa certezza: Cristo vive, e noi – fragili e risollevati – siamo suoi testimoni.
Amen.
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