Essere se stessi, accertarsi di riuscire a farsi ascoltare, interrogare se stessi ed essere autocritici.
L’omelia deve avere un inizio, un messaggio centrale e una fine.
Va preparata accuratamente, deve essere ancorata alla Sacra Scrittura e in particolare al Vangelo.
Deve essere sempre positiva, offrire speranza e non lasciare prigionieri.
Un bravo omeleta guida a gustare la Parola ascoltata. Bisogna fare attenzione a cosa dire, al perché dirla e a come dirla all’assemblea.
Un’omelia efficace deve suscitare interesse, deve toccare il cuore.
Il card. Martini diceva: “L’omelia non è un discorso qualsiasi, ma è parlare della Parola di Dio”, per cui la responsabilità è prestare la mia voce alla voce di Dio, sottolineando come davanti all’omelia ci sia una responsabilità coscienziale.
Autore
Mi chiamo Tonino Maiorana, sono sposato e padre di due figlie meravigliose, Giusy e Rosella, che insieme a mia moglie Mimì rappresentano la mia più grande gioia e il mio sostegno quotidiano.
La mia vita è un intreccio di vocazioni e passioni che si incontrano e si completano. Da diversi anni sono diacono permanente nella parrocchia di Santa Maria dell’Idria a Barcellona Pozzo di Gotto, dove svolgo il mio servizio liturgico e pastorale al fianco del parroco e della comunità. Questo ministero mi permette di essere vicino alle persone nei momenti più importanti della loro vita: la gioia dei sacramenti, il dolore delle prove, la speranza che rinasce ogni giorno.
Parallelamente, porto avanti la mia missione educativa come insegnante di religione cattolica presso l’Istituto Tecnico Tecnologico “Ettore Majorana” di Milazzo. Qui, ogni giorno, incontro i giovani, ascolto le loro domande, accolgo i loro dubbi e cerco di trasmettere loro non solo nozioni, ma soprattutto il desiderio di cercare il senso profondo dell’esistenza.
La mia passione per la riflessione e la scrittura mi ha portato a pubblicare il mio primo libro:
“Il volto umano di Dio: Contemplare Gesù per riscoprire noi stessi”, un’opera nata dal desiderio di aiutare chi legge a scoprire un Dio vicino, che cammina accanto a noi e ci invita a riscoprire la nostra identità più autentica.
Ogni mio impegno – familiare, ecclesiale, scolastico e culturale – nasce dalla stessa radice: il desiderio di annunciare il Vangelo, di costruire relazioni autentiche e di lasciare un piccolo segno di bene nella vita di chi incontro.
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Caro signor Maiorana, ho notato che i presbiteri italiani quasi mai collocano storicamente le letture. “Dal primo libro dei Re”: perché si chiama così e quando e da chi fu scritto? Poche parole introduttive che aiutino a situare fatti e personaggi da un punto di vista storico. Grazie per l’attenzione
La ringrazio per il suo commento e le auguro una buona giornata