Nella costa tirrenica della Sicilia davanti alle isole Eolie, a Barcellona Pozzo di Gotto, l’arrivo del primo novembre non è soltanto una ricorrenza sul calendario: è un momento che abita le strade, le vetrine, le case, i ricordi, e che invita ciascuno di noi a diventare protagonista di una storia viva. Qui la festa di Ognissanti si trasforma in un intreccio di tradizione, comunità, tenerezza, un richiamo alle radici dell’anima e della memoria.
Le vetrine che raccontano un sogno in zucchero
Quando l’aria comincia a farsi più fresca, i colori dell’autunno si accendono, e le botteghe del paese, bar, pasticcerie, laboratori artigiani, si preparano con cura. Le vetrine si trasformano in teatri: filari di dolci, modelli di frutta perfetta che sembrano appena raccolti, biscotti dalle forme evocative.
Tra i protagonisti assoluti troviamo la Frutta Martorana, frutti realizzati in pasta di mandorla e dipinti a mano, talmente belli da sembrare veri.
E poi ci sono le Ossa dei Morti, biscotti dalla forma caratteristica, che raccontano la memoria in un morso dolce o croccante.
Camminando per le vie di Barcellona Pozzo di Gotto e osservando queste creazioni, ci si sente presi per mano da una poesia: la mandorla che si trasforma in pesca succosa, lo zucchero che diventa chicco d’uva brillante, la vetrina che diventa racconto.
La notte magica: perché si nascondono i doni
Ricordi? …
Quando eri bambino, ti dicevano che erano i Santi che portavano i regali, se ti eri comportato bene durante l’anno. E non è un ricordo sbiadito: è parte di una tradizione che ancora oggi aleggia nelle case, nei racconti familiari.
Nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre, sin dalle luci spente, si nascondevano regali, dolci, frutta secca, piccoli giocattoli. Il mattino dopo, con il cuore che batteva forte per l’emozione, i piccoli correvano per la casa, tra cuscini, angoli, letti, alla ricerca del dono misterioso. In tutta la Sicilia (e anche qui nel nostro paese) si diceva che fossero le anime dei parenti defunti, o “i Santi”, che durante la notte avevano varcato il confine del visibile per lasciare un segno d’amore ai bambini che, durante l’anno, si erano comportati “bene”.
E così, quel dono nascosto diventava un gesto d’amore, un filo fra due mondi, un dolce accompagnamento alla memoria e alla speranza.
In altre parole: alzati presto, corri, cerca, scopri… e ricorda che sei amato.
Un rito che unisce memoria, dolcezza e comunità
Non è solo “fare una caccia al regalo”. È ben oltre. È riconoscere che ogni famiglia, ogni casa, ogni bottega, ogni bambino è parte di un racconto più grande: di radici che non si perdono, di legami che superano la soglia del tempo.
Le vetrine addobbate ci ricordano che la bellezza e la cura esistono: che qualcuno ha plasmato la mandorla, ha dipinto il grappolo, ha disposto i biscotti con rispetto, perché questo momento vale, perché la memoria vale.
Le famiglie che cercano nel buio della notte, con un sorriso sottovoce, quel dono nascosto: ci raccontano che la speranza è viva, che il presente inchina la testa a ciò che è stato, e apre le braccia a ciò che verrà.
Come sentirsi parte
Passeggia per le strade del centro di Barcellona Pozzo di Gotto: osserva le vetrine, ammira la Frutta Martorana, chiedi al pasticcere la storia del dolce e della sua realizzazione.
Parla con i bambini della tua famiglia o della parrocchia: racconta loro che una volta “i Santi” o le anime dei parenti defunti portavano i doni se durante l’anno si era stati buoni. Falli partecipi di quell’attesa, di quel piccolo brivido alle luci spente.
Visita il cimitero (o preparati a farlo): porta un fiore, una preghiera, un pensiero silenzioso per chi non è più con noi, e riconosci che la festa non è solo “regalo” ma “ricordo”, “gratitudine”, “comunità”.
Condividi la tradizione: prepara un piccolo sacchetto di dolci tipici (Frutta Martorana, Ossa dei Morti) e offri a un vicino, a un amico, a qualcuno che quest’anno ha bisogno di sentirsi meno solo.
Racconta il tuo ricordo – come lo stai facendo ora – scrivi una frase, un biglietto, un breve pensiero da lasciare su una mensola o su un altare domestico: «Grazie, perché sei con me anche oggi».
Il significato cristiano: una festa di luce e di comunione
Per noi cristiani, questi giorni sono un tesoro spirituale:
✅ Il 1° novembre onoriamo tutti i Santi, quelli conosciuti e quelli nascosti, nostri modelli di vita.
✅ Il 2 novembre facciamo memoria dei fedeli defunti, affidandoli alla misericordia di Dio e riconoscendo che l’amore non finisce con la morte.
Partecipare all’Eucaristia, visitare il cimitero, pregare per i nostri cari:
tutto questo non è un obbligo, ma un atto d’amore.
È come dire ai nostri defunti:
“Tu continui a far parte della mia vita.”
È come dire a Dio:
“Grazie, perché nessuno si perde nel tuo abbraccio.”
Tradizioni da custodire e trasmettere
Oggi, più che mai, queste tradizioni rischiano di essere dimenticate, soffocate da modelli importati che non appartengono alla nostra storia.
Per questo è importante:
• Raccontarle ai bambini, come facevano i nostri nonni con noi.
• Farli partecipare alla Messa e ai gesti di pietà verso i defunti.
• Fargli vivere la gioia dell’attesa dei doni dei Santi.
• Spiegare loro il valore della gratitudine e della memoria.
Una comunità che smette di raccontare le proprie tradizioni,
è una comunità che smette di riconoscersi.
Una conclusione che nasce dal cuore
Immagina Barcellona Pozzo di Gotto in questi giorni…
Le vetrine piene di colori e profumi.
I bambini che cercano con entusiasmo un dono nascosto.
Le famiglie che camminano insieme verso il cimitero, con un fiore tra le mani e un ricordo nel cuore.
La Messa che unisce terra e cielo nella stessa lode.
Qui la festa di Ognissanti non è solo celebrazione.
È identità, è famiglia, è fede che non muore, è memoria che si rinnova.
E sta a noi custodirla e farla brillare,
perché anche i bambini di oggi possano dire un giorno:
“Io me lo ricordo… i Santi venivano di notte, e mi volevano bene.”
E tu, camminando in quelle vie, guardando quella vetrina, sentendo quel profumo, ti trovi coinvolto: non come spettatore, ma come protagonista. Perché il dono che ricevi, o che dai, è un gesto che parla di vita, di affetti, di eternità.
Con affetto e gratitudine per le nostre radici,
Diacono Tonino Maiorana
Autore
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