
Gli esercizi spirituali dei diaconi, degli aspiranti con le loro famiglie della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela
Dal 26 al 28 settembre 2025, presso la Casa di Spiritualità dei Passionisti a Mascalucia, si sono svolti gli esercizi spirituali dei diaconi, dei candidati al diaconato permanente e delle loro famiglie, guidati da padre Andrea Lifreri CP. Tre giorni intensi di silenzio, preghiera e ascolto, nella Casa di Spiritualità dei Passionisti: un luogo che invita a fermarsi, a contemplare le meraviglie del Signore e a ricentrare la propria vita attorno a Lui.

Venerdì: il servizio come fondamento
Sin dal primo incontro, padre Andrea ci ha condotti nel cuore del Vangelo di Giovanni (12,1-11 e 13,1-20). Le parole sulla lavanda dei piedi hanno risuonato con forza: la radice del diaconato sta lì, nel gesto umile di Gesù che si china. Non c’è sequela senza servizio, non c’è ministero senza chinarsi davanti ai fratelli. Ma padre Andrea ci ha anche ricordato che, in ogni esercizio spirituale, accanto a noi e allo Spirito Santo, c’è sempre il tentatore che cerca di distrarci, di spegnere il desiderio di preghiera. Una lotta che non va mai sottovalutata.
Sabato: eucaristia e missione
Il sabato mattina la meditazione è stata illuminata da una frase di don Tonino Bello: “Se non ci si alza da tavola, l’eucaristia è un sacramento incompiuto.”
Il servizio, ci ha detto padre Andrea, è “saper lavare i piedi”, ed è lì che l’eucaristia trova compimento: non solo nell’adorazione, ma nella missione, nella vita concreta. Chi ama corre, non fa calcoli, arriva per primo: perché l’amore vince sempre.
Empatia e compassione sono state le parole-chiave: la prima ci fa entrare nel dolore altrui, la seconda ci porta a farcene carico. E senza equilibrio tra intelligenza, volontà e affettività, anche il gesto più santo rischia di svuotarsi.
Il pomeriggio è stato invece un viaggio verso Emmaus (Lc 24,13-35). I due discepoli ci hanno mostrato cosa significa perdere la memoria della fede e ritrovarla nello spezzare il pane. Solo chi riconosce Gesù può evangelizzare davvero: la memoria ritrovata diventa racconto, testimonianza.

Domenica: la condivisione e la chiamata
L’ultimo giorno, durante la condivisione comunitaria, le voci dei diaconi, degli aspiranti e delle mogli hanno fatto emergere verità semplici e potenti:
– l’origine del diaconato sta nella lavanda dei piedi, perché Gesù stesso è il primo diacono;
– attraversare il deserto della vita è necessario, ma si parte sempre dal basso, dai piedi;
– la “chiesa del grembiule” non va dimenticata: il grembiule è servizio;
– la compassione non è un sentimento, ma lo stile stesso di Gesù.
Abbiamo condiviso la certezza che l’ascolto della Parola ci permette di leggere i tempi, di riconoscere i segni e di vivere una fraternità che nasce dall’accoglienza e dall’intimità con il Signore.
Un’esperienza da custodire
Gli esercizi spirituali si sono conclusi con la celebrazione eucaristica nel santuario e con un pranzo fraterno che ha suggellato un cammino condiviso tra diaconi e candidati con le rispettive famiglie. Per me e mia moglie è stato un tempo di grazia, un invito a rinnovare la nostra vocazione e a metterci ancora una volta in ascolto.
Il messaggio che porto nel cuore è questo: siamo chiamati ad essere un po’ come Giovanni, che corre perché l’amore brucia e non sa aspettare, e un po’ come Pietro, che arriva dopo perché riflette e discerne. L’amore e la riflessione non si escludono: sono due vie che si intrecciano nel discepolato.
Il Signore chiede a ciascuno di noi la massima prestazione. Non ci chiede l’impossibile, ma ciò che ora possiamo dare con sincerità e fedeltà. Perché il vero esercizio spirituale non si conclude a Mascalucia, ma si compie ogni giorno, quando scegliamo di mettere Gesù al centro della nostra vita.
Grazie di cuore
Un grazie speciale va al diacono Giovanni Maimone e al diacono Maurizio Ferrara per l’impegno, la dedizione e la cura che hanno messo nell’organizzare questi esercizi spirituali, permettendo a tutti noi di vivere giorni di grazia e di fraternità.
Un sentito ringraziamento va anche a tutti i diaconi, agli aspiranti e alle loro mogli, che con la loro presenza, testimonianza e amicizia hanno reso questa esperienza un dono prezioso da portare nel cuore.

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