
Giubileo dei Giovani 2025 – Tor Vergata, Roma
Non serve chiudere gli occhi per immaginarlo. Basta respirare forte e torna tutto: il vociare delle comitive che si incrociano sui viali di Tor Vergata, il sole che batte alto, le bottigliette d’acqua condivise come tesori, gli zaini trascinati a fatica, le mani che si stringono senza sapere il nome dell’altro. Se c’eri, lo sai. Se non c’eri, questo è il tuo invito a sentirti parte di ciò che è accaduto.
Perché al Giubileo dei Giovani, non si è stati semplici spettatori. Nessuno ha assistito da fuori. Tutti, in un modo o nell’altro, sono diventati protagonisti. Anche tu, che ora leggi. Perché questa storia ti riguarda.
Tutto comincia da un viaggio
Il Giubileo è iniziato ben prima di Roma. È cominciato quando hai preparato lo zaino, magari con tua madre che ti aiutava a sistemare le magliette e il k-way. È cominciato nei giorni in cui ti chiedevi “ma che ci vado a fare?”, eppure un piccolo fuoco dentro ti spingeva a partire. È cominciato con quell’amico che ha insistito: “Vieni anche tu”.
Poi il pullman. Le risate. I panini un po’ stanchi. Le ore passate a cantare, a dormicchiare, a guardare fuori. E quell’arrivo a Roma che sa di libertà e di attesa.
Quando capisci che non sei solo
Tor Vergata ti accoglie come una madre caotica e affettuosa. Ci sono volti da ogni parte del mondo. Ragazzi come te, con storie completamente diverse eppure con lo stesso desiderio: cercare qualcosa di vero. Ci si guarda e ci si riconosce. Un sorriso. Uno scambio di bandiere. Una canzone gridata insieme anche se non conosci tutte le parole. E all’improvviso non ti senti più uno tra tanti, ma parte di qualcosa di grande.
Ti fermi. Guardi intorno. E ti accorgi che, forse, il senso sta proprio lì: in quella presenza silenziosa ma potente, in quell’umanità che si abbraccia senza giudicare.
La notte sotto le stelle
La veglia è il cuore pulsante del Giubileo. La notte cala lenta, ma nessuno vuole dormire davvero. Qualcuno prega in silenzio, altri cantano, altri ancora cercano un sacerdote per confessarsi. Non ci sono orologi, non ci sono ansie. C’è solo presenza. Qui e ora.
Tu sei lì, seduto su una coperta, con il cielo che si apre sopra la tua testa e i pensieri che si fanno leggeri. Ti chiedi perché sei venuto, e senti dentro una risposta che non è una voce, ma una pace. Forse è Dio. Forse sei solo tu, finalmente sincero.
Il mattino che cambia tutto
All’alba non serve la sveglia. Ti alzi perché qualcosa ti chiama. Forse è il canto che inizia piano, forse è il sole che sbuca dietro gli alberi, forse è il bisogno di dire “ci sono”. Intorno a te si muovono migliaia di ragazzi che, come te, hanno scelto di essere lì. Non per obbligo. Ma per scelta.
E quando inizia la celebrazione finale, ti scopri emozionato. Forse non capisci tutto, forse sei stanco, forse vorresti una doccia… ma dentro senti che sta succedendo qualcosa. Qualcosa che non sai spiegare, ma che ti cambierà.
Una Chiesa che cammina
Non è più quella dei libri di catechismo. Non è un edificio. La Chiesa che vedi qui è un popolo in cammino. Una comunità fatta di volti, passi, zaini, mani sporche e cuori accesi. Una Chiesa giovane, concreta, imperfetta ma piena di sogni. È la tua Chiesa. E te ne rendi conto proprio quando pensavi di non farne davvero parte.
Forse per la prima volta nella tua vita non ti senti estraneo. Ti senti figlio, fratello, compagno di viaggio. E mentre tutto volge al termine, sai che nulla è davvero finito.
…E poi, le parole che restano nel cuore
Prima che tutto finisse, prima che i pullman ripartissero e che le valigie si chiudessero, Papa Leone XIV ha guardato negli occhi i giovani di tutto il mondo. Non uno sguardo generico, ma uno sguardo che sembrava parlare proprio a te. A te che ti porti dentro paure, domande, sogni, desideri.
E ha detto:
“Non siete il futuro. Siete l’adesso di Dio. Non vivete in attesa di tempi migliori: i tempi migliori siete voi, se vi affidate a Lui.”
Quelle parole hanno fatto silenzio dentro, ma un silenzio pieno. Come quando capisci qualcosa di importante senza bisogno di spiegarlo a voce.
E poi ancora:
“La santità non è per pochi. È per chi cammina con le mani sporche e il cuore acceso. È per chi ama anche quando costa. È per chi sceglie il bene anche quando non conviene.”
Non serviva altro. Non servivano teorie, né proclami. Solo un sì personale, da dire nel cuore. E forse, quel “sì”, lo hai detto anche tu. Magari sottovoce. Magari con una lacrima. Ma lo hai detto.
E ora, non resta che camminare. Con passo nuovo, con cuore nuovo. Sì, il Giubileo è finito. Ma in realtà… sta appena cominciando.
Ora tocca a te
Il vero Giubileo comincia adesso. Quando torni a casa. Quando torni alla tua parrocchia, alla tua scuola, alla tua famiglia. Quando riprendi la solita routine e ti rendi conto che sei cambiato. Che qualcosa si è acceso. Che non puoi più stare zitto.
E no, non serviranno grandi gesti. Ma piccole scelte nuove: ascoltare, perdonare, servire, amare. Farlo con il cuore che ha incontrato Dio tra le mani callose di un volontario, tra le parole di un canto, tra le lacrime di chi ha trovato senso.
Se stai leggendo questo articolo, anche tu sei parte del Giubileo. Perché non c’è bisogno di esserci stati fisicamente per farne parte. Il Giubileo è la storia di chi cerca, di chi sogna, di chi si lascia sorprendere. È la tua storia. E continua da oggi.
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