
Ci sono momenti in cui la fede non resta parola, ma si fa carne. In cui il Vangelo non è solo letto, ma vissuto. In cui la presenza di un Santo si avverte non come ricordo di un passato lontano, ma come compagno di cammino nel presente. Il triduo in onore di San Biagio, vissuto con intensità nella comunità parrocchiale di San Biagio e Santa Maria delle Grazie in Terme Vigliatore, è stato tutto questo: un’esperienza di grazia, di ascolto, di luce.
Predicare questo triduo è stato, per me, un dono immenso. Un grazie grande e fraterno va a Padre Carmelo, guida spirituale e amico nel Signore, con cui condivido non solo il ministero dell’ordine sacro, ma anche una profonda e sincera amicizia, tessuta di stima e comunione. Grazie anche a tutti i parrocchiani, che mi hanno accolto con un calore che non si dimentica: volti semplici, cuori spalancati, occhi carichi di attesa e di fede viva.
Giorno dopo giorno: tre parole che illuminano
Il triduo si è snodato come un sentiero spirituale, fatto di tre tappe, tre meditazioni, tre inviti di Dio al cuore di ciascuno.
Primo giorno: “Abitare la Gloria di Dio”
Abbiamo contemplato la nube che scende sulla Tenda del Convegno e riempie lo spazio con la Presenza di Dio (Es 40). Abbiamo risposto alla domanda: “Dove abita Dio nella mia vita?”
San Biagio ci è stato accanto come modello di uomo “abitato da Dio”, ritiratosi in una grotta non per fuggire dal mondo, ma per lasciarsi trasformare nel cuore. La sfida che abbiamo raccolto: non solo andare in chiesa, ma diventare chiesa.
Secondo giorno: “Riconoscere Dio nella semplicità”
Dio non si impone con potenza, ma si nasconde nei dettagli. Come a Nazaret, dove Gesù fu rifiutato perché “troppo normale”. Abbiamo riscoperto la bellezza di una fede fatta di piccoli gesti, di umiltà silenziosa, di servizio nascosto.
San Biagio, vescovo e medico, è diventato luce proprio nella ferialità, nella preghiera nascosta, nella carezza discreta.
Terzo giorno: “Cercate le cose di lassù”
Con le parole del Qoelet e del Vangelo di Luca, ci siamo confrontati con l’inganno dell’accumulo e la fragilità della vita. San Biagio, povero di beni ma ricco di Dio, ci ha ricordato che non portiamo con noi ciò che abbiamo, ma ciò che abbiamo donato.
Abbiamo pregato per essere “cuori spalancati”, non magazzini pieni.
Un popolo in cammino, una comunità viva
Non è stato un semplice rito da vivere “una volta l’anno”. Il triduo ha trasformato la parrocchia in un luogo vivo, caldo, abitato dalla Parola. Canti, preghiere, silenzi, volti commossi… tutto ha parlato di una fede che pulsa, che cerca, che si lascia rinnovare.
E che bello vedere famiglie, anziani, bambini unirsi in un’unica preghiera, con le mani alzate e il cuore aperto. È questa la Chiesa che sogniamo: una tenda abitata dalla gloria di Dio, dove ciascuno trova spazio, senso, pace.
Un grazie che nasce dal cuore
Porto nel cuore ogni istante di questi giorni. Le confessioni sussurrate con lacrime sincere. Gli sguardi che cercavano speranza. Le mani che si stringevano nella fede. Questa è Chiesa. Questa è santità concreta. Questa è grazia.
Grazie ancora a Padre Carmelo, per la fiducia e per il cuore grande. Grazie alla comunità, ai ministranti, ai cantori, ai fedeli tutti. E grazie a San Biagio, che continua a vegliare, a guarire, a guidare.
E ora… continuiamo!
Il triduo non è finito: ha acceso una luce che deve restare accesa. Siamo chiamati a essere dimore vive di Dio. A non aspettare miracoli, ma a diventarlo noi. A vivere con libertà, con fede, con amore.
Come San Biagio.
Come chi ha scelto di abitare Dio, ogni giorno.
Amen.
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