
II Domenica di Pasqua – Anno C
Un incontro che cambia tutto
Cari fratelli e sorelle, oggi la liturgia ci presenta un messaggio potente: Cristo risorto irrompe nelle nostre paure e ci trasforma in testimoni della sua misericordia. I brani di questa domenica ci mostrano come la fede pasquale non sia un semplice ricordo, ma una forza viva che opera nella Chiesa e nel mondo.
Atti 5,12-16: La Chiesa che cresce nella potenza dello Spirito
Gli Atti degli Apostoli ci descrivono una comunità vibrante, segnata da segni e prodigi. I discepoli, una volta timorosi, ora agiscono con audacia. La gente accorre perché percepisce che Dio è all’opera.
Attualizzazione:
Anche oggi, la Chiesa è chiamata a essere un segno di speranza. Quante volte, di fronte alle difficoltà (malattie, divisioni, crisi di fede), ci chiudiamo come gli apostoli nel Cenacolo? Eppure, se viviamo con coraggio la carità e la fede, diventiamo strumenti di guarigione, come Pietro che con la sua ombra operava miracoli.
Domanda: Nella mia famiglia, nel lavoro, tra gli amici, sono testimone della gioia del Vangelo? O lascio che la paura mi paralizzi?
Salmo 117: La lode che nasce dall’esperienza della salvezza
«Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre». Questo salmo era cantato dagli ebrei dopo essere passati attraverso la sofferenza e aver sperimentato la liberazione di Dio.
Attualizzazione:
Quante volte, dopo un momento difficile, abbiamo riconosciuto la mano di Dio? La fede cresce quando rendiamo grazie, anche nelle prove. Una famiglia unita nella preghiera, un amico che perdona, un collega che trova forza nella fede: sono tutti segni che Cristo è risorto davvero.
Apocalisse 1,9-19: “Ero morto, ma ora vivo per sempre”
Giovanni, esiliato a Patmos, vede il Cristo glorioso che gli dice: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, il Vivente». Questa visione dà senso alla sua sofferenza.
Attualizzazione:
Anche noi, nelle nostre “isole di solitudine” (malattia, disoccupazione, incomprensioni), siamo tentati di dubitare. Ma Cristo ci ripete: «Io tengo le chiavi della morte e degli inferi» (Ap 1,18). La speranza cristiana non è un ingenuo ottimismo, ma la certezza che la morte e il male non hanno l’ultima parola.
Domanda: Dove, nella mia vita, ho bisogno di sentire Gesù che mi dice: “Non temere”?
Vangelo (Gv 20,19-31): Dalle porte chiuse alla missione
Gli apostoli sono chiusi nel Cenacolo per paura. Gesù appare, mostra le piaghe, dona la pace e lo Spirito Santo. Tommaso, inizialmente incredulo, diventa il primo a proclamare: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28).
Attualizzazione:
- Le porte chiuse: Quante volte ci rinchiudiamo nelle nostre sicurezze, nelle nostre abitudini, senza aprirci alla novità di Dio?
- Le piaghe glorificate: Cristo non cancella le ferite, le trasfigura. Anche le nostre sofferenze, unite a Lui, diventano sorgente di misericordia.
- Tommaso: La fede non è cieca, ma nasce dall’incontro con il Cristo vivo.
Esperienza concreta:
Pensiamo a un giovane che ha perso il lavoro e si sente abbandonato. Poi incontra una comunità che lo accoglie e gli fa sperimentare che Dio non lo ha dimenticato. La sua fede si rafforza, proprio come Tommaso.
Andiamo oltre le nostre paure!
Fratelli, questa domenica ci chiede:
- Credi che Cristo sia vivo oggi? Allora esci dalla paura e annuncia la sua misericordia!
- Hai dubbi come Tommaso? Lascia che Gesù ti mostri il suo amore attraverso la comunità, i sacramenti, la carità.
Maria, Madre della Chiesa, che ha creduto nella risurrezione, ci aiuti a vivere con gioia la nostra missione di testimoni.
Amen.
diacono Tonino Maiorana
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